Divorzi e mantenimenti

Articolo ispirato da:
http://papillon1961.wordpress.com/2014/12/01/seeh-e-poi-sono-io-il-misogino/comment-page-1/#comment-256
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In caso di separazione in assenza di figli, secondo me sarebbe giusto che ognuno se ne andasse per la sua strada e tanti saluti. Non vedo perché si debba mantenere a vita l’ex che non lavora (cioè: che lavora in nero!).
Se ci sono figli è giusto tutelarli (solo i figli! E si contribuisce entrambi!) e penso che sia giusto che stiano con la madre, ma purtroppo molte donne se ne approfittano.
Se ti raccontassi una situazione che conosco molto da vicino…..! 😥 Roba da film. Roba da pazzi. Richieste illegali, ma comunque soddisfatte grazie a minacce di denunce truffaldine: lei ha simulato anche di essere picchiata e poi ha detto “se non mi dai i soldi vado a denunciarti”; secondo voi a chi avrebbero creduto?

Altre volte le donne sbagliano in buona fede: nell’istinto femminile c’è molta tendenza a dare per scontato che l’uomo debba supportarle, che ogni colpa (per qualunque cosa) debba addossarsi all’uomo, ecc. Anche quando una storia finisce e inevitabilmente entrambi hanno la sensazione di aver buttato via anni di vita che non tornano più, l’uomo dice “mea culpa, ma ormai è andata così ”, mentre la donna tende a sentirsi il diritto di avere una sorta di risarcimento per questi anni buttati.
Questo succede a tutte, anche alle donne più oneste, anche a quelle che al momento del matrimonio mai e poi mai avrebbero pensato che avrebbero agito così.
Belle, irresistibili, dolci e calde… come le sirene!

Poi ci si mettono pure i giudici: a nessun giudice importa del padre. Vada pure a dormire in stazione, mangi pure alla mensa della caritas. Chi se ne fotte? Questa cosa mi ricorda molto certi tipi di insetti: tra le mantidi religiose il maschio serve solo per il seme, poi viene mangiato; nelle api (questa me l’ha detto uno che le allevava) il maschio che riesce a raggiungere la regina e la feconda poi ci lascia le penne.
E’ così: siamo anche noi animali e l’uomo serve per il seme, per la protezione della tana e per l’approvvigionamento del cibo. In poche parole è di servizio alla donna, mentre per secoli s’è pensato il contrario.
Considerando la tendenza di questa società a privilegiare i deboli fino a ottenere un ribaltamento della discriminazione (tutto gratis a extracomunitari, posto di lavoro statale ai carcerati, ecc) chissà dove finiremo!!!!

9 pensieri su “Divorzi e mantenimenti

  1. in Italia, in tutto l’occidente, le leggi che regolamentano separazioni, divorzi, affidamenti e alimenti sono scritte al femminile, è un salato conto che salda il gap generato da secoli di maschilismo, una squallida vendetta.
    L’indottrinamento base parte da un assunto inquietante, se una donna fa una cosa buona è merito suo, se la fa sbagliata è colpa del compagno/marito, sempre e comunque, a prescindere.

    se un uomo decide di farsi una passeggiata in un quartiere malfamato con tanto di Rolex e catenazza d’oro al collo… qualora venisse rapinato passerebbe per coglione che se l’è cercata
    se una donna decide di farsi una passeggiata in un quartiere malfamato con tacchi a spillo, minigonna inguinale e scollatura ombelicale… qualora venisse molestata o aggredita passerebbe per povera vittima del becerume maschile

    l’errore di fondo, tra l’altro spesso causa di derive spiacevoli, sta proprio nel non voler distinguere l’opportuno dall’inopportuno in nome di discutibili diritti.

    • E oltre alle leggi femministe ci si mette anche l’arte italiana di aiutare i deboli fino a farli diventare talmente potenti da invertire la discriminazione anzichè eliminarla.
      Per quanto riguarda il tuo discorso “colpe delle donne scaricate sul marito”, hai espresso perfettamente questa strana consuetudine che è ben conosciuta da tutti gli uomini sposati/conviventi.

  2. Quanti soldi ho dato alla mia ex moglie. E quanti ne ha di suo (tutto a nero). La chiamano giustizia. Sempre da una sola parte: non dico dove perché sono in casa tua, ma sei un uomo sveglio e penso lo sappia benissimo.

  3. Concordo. Alla fine del racconto si aggiunge un altro tema in uso oggi: il ribaltamento delle scale dei valori, dovuto a quella odiosa tendenza a garantire e giustificare, a prescindere.

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