Martedì

Lo scrivo ora, ma non perchè adesso ci sia un motivo particolare: è un pensiero che mi attanaglia di anni (praticamente da quando è finita l’adolescenza) :
In un banale giorno qualsiasi, cosa si può fare per evitare di sprecarlo, per evitare di buttarlo come si butta il latte fresco quando ci si accorge che l’abbiamo comprato per poi averlo lasciato scadere senza consumarlo?
Ovviamente parlo di “spreco” per sè stessi, cioè non mi dite che se ho fatto qualcosa di buono sul lavoro allora ho contribuito al buon (buon?) andamento dell’Italia…..!

Ogni giorno è un passo avanti lungo il nostro “miglio verde”. E non sappiamo quanto sarà lungo.
Cosa facciamo per goderci la vita? Per non sprecare il tempo, i giorni, i mesi, gli anni…….?

Oggi è martedì. Sono al lavoro in moto. Penso che stasera mi farò un giretto prima di tornare a casa… ma dove? A far cosa?  Mmmmmm….. Andiamo a casa và.

marito-moglie

22 pensieri su “Martedì

  1. Questa roba del tempo sprecato è assillante, ma non da sempre. Da ggiovane neanche ci pensavo, poi man mano che quel tempo passa la necessità di spenderlo nel modo migliore possibile diventa sempre più forte. Con le persone che contano. A far cose interessanti, che ti nutrono, che ti lasciano qualcosa. Parlare, leggere, viaggiare, fotografare, ascoltare musica, andare ai concerti, alle mostre. Davanti casa mia c’è il Libraccio più grosso di Milano, è la materializzazione di tutte le mie ansie. Ogni volta che entro lì dentro penso a quanti libri ho letto io e quanti ce ne sarebbero da leggere (esclusi Moccia, la Tamaro e tutte le sfumature dell’arcobaleno), e, per estensione, a tutti i posti in cui non sono stata, alla musica che non conosco, i concerti che ho perso, i film che non ho visto, le cose che non ho fatto, le parole che non ho detto.

    • nooooo…… che tristezza.
      Cioè, anch’io sono un gran perditempo e mi faccio scappare tra le dita ore, giorni, mesi, anni, “navigando” nelle mie fantasie…. però questa cosa è in buon parte forzata.
      Non ne sono contento.
      Ma la vita è così: non si può sempre avere “una vita come Steeve McQueeeeen“.

  2. Ci penso tutti i giorni.
    Non posso credere d’essere tornata in questa vita solo per lavorare,
    fare la mamma, la moglie, pulire la casa, allevare cani.
    C’è molto di più. Mi sento facente parte del creato solo quando sono
    sola in mezzo la natura. Nel silenzio l’energia torna a scorrere e
    non ho la percezione di vivere invano.
    Stefania

  3. Le giornate occupate dal lavoro non possono facilmente essere occupate da altro di edonistico. Questo perchè semplicemente, il tempo non è una grandezza elastica. E noi non possiamo essere in due posti diversi contemporaneamente. Quando ero al lavoro dipendente, mi venne la geniale idea di uscire in bici dalle 18 di sera in poi – da aprile, ovvio, visto che le giornate sono più lunghe – ebbene non lo avessi mai fatto: le auto erano doppiamente inferocite perchè era l’ora in cui ognuno voleva rabbiosamente tornare a casa. Rischiavo la vita. Come se non bastasse, malgrado volessi ignorarlo, ero anch’io stanco e volevo solo tornare a casa. Altro che bici.

    Esistono persone che hanno “una marcia in più” e batterie sempre cariche, dalle 7 del mattino alle 22 della sera. Io, e la maggior parte dei comuni mortali, non siamo così.
    La Lombardia (certa area della Lombardia) è una regione altamente antropizzata e sovrappopolata. E’ difficile, dopo il lavoro, reperire posti davvero belli e a un tiro di schioppo da casa dove “girovagare per due orette dopo aver contribuito al PIL del Paese” ( il quale PIL chissà perchè è sempre inchiodato allo zero virgola ).

    La vicenda di cosa fare dopo il lavoro non è affatto nuova. Già il fascismo ci aveva pensato istituendo i circoli del Dopolavoro, che infatti ebbero un enorme successo. Se non altro, accomunavano le persone in un’epoca in cui la televisione non esisteva. Cosa facevano in quei circoli? boh – giocavano a carte, bevevano un bicchiere, chiaccheravano, discutevano a voce bassa eccetera.

    La moda relativamente recente dell’aperitivo del venerdì è sostanzialmente una (cattiva) riproduzione del dopolavoro. Che preclude al weekend, in cui trionfalmente si può fare quello che si vuole.
    Meteo, salute ed energie permettendo, ovviamente.

    Il tempo, lo ripeto, non è una grandezza elastica.
    O c’è o non c’è.

    • Penso che sia anche per questo che il momento della cena è così importante: è il nostro “dopolavoro”.
      Anche troppo. Cioè qualche volta capita che si mangia per nevrosi.
      Bisognerebbe sempre fare qualcosa di piacevole tra il lavoro e la cena: un po’ di sport, una passeggiata….

  4. cioè non mi dite che se ho fatto qualcosa di buono sul lavoro allora ho contribuito al buon (buon?) andamento dell’Italia…..!

    Io non ti dirò mai nulla del genere. 😀
    La verità è che sarebbe meraviglioso poter fare davvero ciò che ci piace, senza perderci nel vortice di doveri e di imposizioni. Esistono persone che hanno la fortuna di potersi dedicare completamente alle proprie passioni; fra costoro, vi sono anche quelli che svolgono la professione che amano davvero. Ma per la media delle persone non è così. In media, si lavora per mantenersi, cercando di sopportare la quotidianità e ritagliandosi momenti di evasione. Se si può e quando si può.

    • In effetti sono consapevole di essere un privilegiato… però ,quando sono in ufficio a farmi scappare il tempo della mia vita come granelli di sabbia che scivolano tra le dita, non riesco a gioirne così tanto….
      Forse si da sempre per scontato ciò che si ha.
      Forse c’è chi sta meglio e chi sta peggio…
      Boh… oggi è lunedi e son qui di nuovo a sperare nei prossimi 2 giorni di vita che ci saranno alla fine di questi 5 giorni…. “collaterali”.

  5. Sai che mi cogli sul vivo, con la mia idea bislacca di trovare ogni giorno un motivo per essere felici! Non si può avere ogni giorno qualcosa che non lo sprechi, ma cercare di ottimizzare le piccole cose. E insomma, quel giro in moto dovevi proprio fartelo, anche una sola decina di chilometri, arrivavi in un bar, ti bevevi una birretta e via verso casa, ma col vento in faccia!

    • Eh… avevo anche scritto qualcosa riguardo il cosa si usa fare di solito, ma poi l’ho cancellato per non disperdere troppo l’attenzione del lettore.
      In sostanza evidenziavo il fatto che il “qualcosa da fare” troppo spesso significa mangiare e/o bere alcolici.
      Che non è male 🙂 , ma se si fa di lunedì, poi di martedì, mercoledi, giovedi, ecc.. insomma……!

  6. capita anche a me, ovviamente, ed è una delle cose che mi fa più terrore della vita…
    cercare di opporsi è un dovere che però non sempre riusciamo a mantenere..

    • Sai cosa ti dico io , invece? Che più tento di oppormi, più mi faccio il sangue amaro e nient’altro.
      E’ come se esistesse un destino che decide una strada per noi… e noi siamo liberi di camminare a destra, o a sinistra, o forte, o piano, o saltellando, o a 4 zampe, ecc… ma la strada è e rimarrà sempre quella.

      • questo lo penso anch’io… però non vedo la stessa applicabilità al contesto del post… noi forse non possiamo decidere di cambiare la strada del nostro destino ma possiamo farlo per tutti quei momenti che ci portano a percorrere quella strada o ad aspettarne le svolte… possiamo scegliere se aspettarli e basta oppure se nel mentre fare qualcosa di attivo.. anche solo mentalmente… possiamo scegliere di stimolarci l’attesa… ecco..

        • Sì, beh… anche perchè al peggio non c’è mai alcun limite…. cioè alcun limite messo dal destino, intendo.
          Cioè, se da domani incrocio le braccia pensando “tanto c’è il destino”, mi ritrovo nel giro di qualche mese a dormire in stazione nei giornali.

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