Vorrei mettere nero su bianco questa magnifica esperienza che ho fatto, ma so di non poterci riuscire.
So di non essere abbastanza bravo a scrivere, ma so soprattutto che certe cose non si possono spiegare. Nemmeno lo scrittore più bravo riuscirebbe a trasmettere sensazioni che sono generate non solo dall’evento in sé ma anche da un passato lungo una vita e dallo stato d’animo personale di chi lo sta vivendo. Almeno non se ha a disposizione un solo articolo di blog.
Non so nemmeno come cominciare. Troppe emozioni mi girano nella memoria e nemmeno 1 parola mi vien da poter battere sulla tastiera.
Quindi schematizzo. Metodo un po’ freddo, ma a cui io sono abituato anche per deformazione professionale.
Ho fatto un totale di 5-6 giorni disperso sulle montagne orobiche e tra i suoi numerosissimi laghi e laghetti, con tenda, sacco a pelo, materassino, poncho impermeabile, acqua, indumenti, numerosi altri oggetti più “leggeri” (se considerati singolarmente), per la maggior parte dei giorni a quote comprese tra i 1900 e i 2300 metri, quindi con temperature tra i 5 e i 15 gradi (figaaaataa!), alternando ciclicamente:
- camminate impegnative (almeno per me e con quel peso sulle spalle)
- sorprese, novità, nuove esperienze, nuovi paesaggi, nuove difficoltà, nuovi laghi, nuove persone, nuovo modo di fare escursioni e di vivere le giornate, ecc
- gradevoli mangiate nei rifugi con “sconosciute compagnìe” (per dirla alla Vasco/Battisti)
- fredde serate a far foto al buio e/o chiacchierando con compagnìe diventate ,ora di sera, un po’ meno sconosciute
- diverse notti in tenda in compagnìa di me stesso, sorvegliato dalle stelle e ,chissà, forse da dio
- 1 notte in un bivacco a 1:30 ore dalla prima anima viva, con un MAGNIFICO temporale notturno (lampi, tuoni e una emozoinante pioggia battente sul tetto, mentre ero nel mio bel sacco a pelo)
Ho vissuto anche un nuovo modo di passare il giorno del mio compleanno e il ferragosto: un modo un pochino solitario ma ,dopo 44 volte tradizionali, direi che ci sta di sperimentare anche questa variante!
Ho conosciuto persone di cui ,di alcune, non conosco nemmeno il nome. Con alcune ho chiacchierato del più e del meno, con altre mi sono lasciato andare a parlare anche di cose personali al termine di una lunga serata con fiumi di vino e grappa e genepy e sambuca (notare le “e”).
Tutte erano diverse da quelle che ho sempre frequentato negli ultimi decenni e la cosa mi ha… colpito, stranito… né in modo piacevole né in modo spiacevole, ma di certo non mi è passata inosservata: i discorsi, gli indumenti, il modo di vivere più sano, il divertirsi in modo meno chiassoso, ecc.
Insomma, attività fisica anche molto faticosa anziché centinaia di km di asfalto,
indumenti sportivi in tessuto sintetico anziché caschi e giubbini in cordura,
quechua e forclaz anziché dainese e giudici
discorsi di vita outdoor a piedi nella natura anziché di motori, viaggi in autostrada, mangiate, concerti rock.
Non so… non è questione di meglio o peggio del mio passato da motociclista… però… boh… non so. Di sicuro il passato mi manca e questo riesce a addolcirmi molto il cambiamento, la trasformazione, la trasizione tra le diverse fasi della vita.
Di certo si può chiamare resilienza. Ahhh la famosa resilienza…!
Però non so se potrà mai essere una passione così……..come dire…”totalizzante”.
Ma forse nella vita non c’è niente di davvero totalizzante: si passano gli anni come meglio si riesce, senza mai poter dire “ooooh, finalmente adesso ho trovato un punto fermo, adesso so cosa sono e come andrà la mia vita da adesso in poi“. Mai.
Mai.
E ancora mai.
Nemmeno quando si crede ,si è sicuri, di poterlo dire.