Meno sanno, meno sono vulnerabile

Da quando è finita l’adolescenza ho la tendenza a sognare di fare nuove più eccitanti amicizie e considerare un po’ barbose le solite frequentazioni.
Questo io direi che è abbastanza normale. E’ un po’ come masturbarsi la mente sognando una nuova fidanzata anzichè star sempre in compagnia della solita vecchia moglie che conosciamo come le nostre tasche e non ha più niente per stupirci.
Non dico che sia giusto. Dico che è normale.

Però ieri sera meditavo su un’altra mia particolarità: tendo ad aprirmi e fare discorsi con persone nuove e/o perfetti sconosciuti (via internet) anzichè con quelle che già conosco bene.
Questo fin dai tempi “pre-internet”, quando esistevano solo le BBS: ci si collegava con la linea telefonica fissa di casa, l’interfaccia grafica era fatta coi caratteri e velocemente si scambiavano i pacchetti di messaggi per poi disconnettersi e leggerli/rispondere off-line.
Già a quei tempi mi confidavo con perfetti sconosciuti che poi magari (non sempre) vedevo in faccia partecipando a qualche pizzata o aperitivo.

Anche con i miei genitori avevo un approccio strano: tendevo a rivelare i miei desideri solo all’ultimo momento, altrimenti ogni mia scelta diventava oggetto di discussione per più giorni del necessario.
O addirittura ,quando ero più piccolo, il mio sogno rivelato ,l’oggetto del mio desiderio, veniva usato per tenermi a bada: “se non obbedisci, se non ti comporti bene, ti metto in punizione e non ti faccio fare quella cosa o non ti compro quel regalo per Natale“.

Negli ultimi anni sono “peggiorato” (se vogliamo vederla come cosa negativa).
Il rapporto di coppia mi porta a non essere più nè libero, nè responsabile solo di me stesso, ma soprattutto mi fa sentire criticato troppo spesso per ogni azione/pensiero/filosofia/scelta/gustoPersonale differente da quello della consorte. Ecco… mi ha portato a… “nascondermi” sempre di più.
Non perchè faccia qualcosa di scorretto (non ho l’amante, non corro dietro alle altre, ecc) ma perchè vengo criticato anche per il respiro, se è differente dal modo di respirare di lei.

Per finire, pesanti problemi personali sopraggiunti negli ultimissimi anni mi fanno ora apparire sotto la luce di quello meno “perdonabile”, meno “vittima”, quello che tra i 2 se la passa meglio e quindi non ha bisogno di supporto morale.
Ma ,giusto o sbagliato che sia, comprendo che la questione vista da fuori può venire percepita così. Non è giusto ma comprendo che può essere normale.

Sarà insicurezza. E’ possibile che magari solo io la veda così, mentre in realtà nessuno mi sta criticando/giudicando. Ma non credo che l’idea che mi sono sia del tutto infondata, visto l’impegno che ci mette la mia compagna per gettare fango su di me mentre parla con chiunque, parenti e amici comuni.
Di fatto io mi sento così. Come un innocente giudicato ingiustamente, un incompreso, e quindi un fuggitivo. Come Rambo quando torna a casa dopo aver eroicamente combattuto in Vietnam, ma finisce per essere trattato come un delinquente…e lui si incazza, scappa nel bosco, sopravvive sparando a chiunque perché ,non avendo amici, chiunque è nemico.

Mi sono reso conto chiaramente di ciò partendo dall’aver fatto caso a certe dinamiche di questa quarantena.
Per esempio, lei è continuamente in videochiamate mentre io non sento nessuno da settimane. Forse è anche un po’ tipicamente maschile, ma io non saprei cosa dire ai vari contatti che ho nella rubrica del cellulare.
Un altro approccio strano è quello che ho con Facebook: sono iscritto in modo anonimo e lo uso solo per trastullarmi seguendo vari gruppi di frivolezze, mentre gli unici “fb-amici” sono ex-colleghi e altre persone conosciute per caso ma che non rivedrò più.
Gli amici abituali che conosco fisicamente ,quando mi scoprono e mi chiedono l’amicizia, li confermo per non sembrare scortese ma poi li confino in un gruppo di conoscenti e imposto le opzioni di privacy in modo che non possano vedere niente di quello che dico penso leggo seguo.
Io, che ho sempre avuto un’incrollabile autostima ma scarse doti da “venditore” (e poca voglia di dover sempre faticare per spiegare la mia versione), son finito a farmi i fatti miei nell’ombra vedendo chiunque come un potenziale rompipalle e ripetendo sempre che “alla gente si fa prima a metterlo nel cù che nel cò”.

Non mi fido di nessuno e sparo a tutti.
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La Via degli Dei

Tra il 26 e il 31 dicembre ho fatto il cammino chiamato “la Via degli Dei”, che parte da Bologna (piazza Maggiore) e arriva a Firenze (piazza della Signoria).
Sono una schiappa e questo mi ha obbligato a dividerlo in 6 giorni, ma anche così è stato per me molto duro.

Parto subito con l’aspetto negativo (mi dicono tutti che sono un pessimista mai contento, quindi non vorrei deluderli).
Faccio abitualmente trekking in montagna e quindi ero pronto alla fatica e alla stanchezza, cose che ogni sportivo ricerca. Invece ho patito più che altro… sofferenza.
Questo non mi è piaciuto granchè. Mi aspettavo sfinimento, mi aspettavo di dover stringere i denti per andare avanti nonostante il fiatone e il cuore a 1000 e invece ho trovato tanto dolore ai piedi (e anche qualcosa ai muscoli).
Quasi tutti i comminatori che ho incontrato lamentavano vesciche e ci si scambiava cerotti, creme e antinfiammatori vari. I gruppi partivano numerosi a Bologna per poi arrivare a Firenze mancanti di qualche componente che aveva gettato la spugna lungo il percorso (soprattutto quelli che si portavano sulle spalle anche la tenda).
A causa di una contrattura muscolare ho rischiato pure io di dover abbandonare.

Adesso parliamo degli aspetti positivi:
Sono partito da solo, come fanno in molti (soprattutto i “non più giovani”) e ho conosciuto diverse persone che sono diventati compagni di cammino, o meglio “di tappa”, visto che di comune accordo abbiamo deciso di camminare da soli e ritrovarci alla sera.
E’ stata un’esperienza particolare. Io sono abituato a trekking molto più panoramici, anche più faticosi, ma stare in mezzo ai boschi per 6 giorni con tutti i propri possedimenti chiusi nello zaino e cambiare tetto ogni sera, vedere facce nuove ogni giorno, ecc, è un’esperienza molto più emozionante del classico “parti da casa -> stancati -> torna a casa”.
Una grande differenza rispetto alle mie zone abituali è che lungo la Via degli Dei i boschi sono meno frequentati e non finiscono mai: si può camminare per ore e per CHILOMETRI senza incrociare una strada e vedendo ,almeno in questo periodo, al massimo un paio di persone.
Anche le strade asfaltate sono poco frequentate.
tramontoMi sono spesso ritrovato in situazioni solitarie dalla magica atmosfera, che son proprio quelle che da sempre, fin da bambino, ho ricercato e mi hanno sempre emozionato.
Quel trovarmi (e…”ritrovarmi”) da solo, al tramonto o anche all’inizio del buio, col vento, in mezzo alla campagna, sperduto, un po’ infreddolito, un po’ malinconico e tristemente solitario quel tanto che basta per sentire quella sensazione dentro che mi fa fermare, mi fa guardare attorno, e quella vegetazione mossa dal vento, quelle luci gialle e rosse del tramonto, mi fanno dire “ma che cazzo ci faccio qui?!? Ma ti rendi conto di cosa sto facendo?!?” ma lo pronuncio col sorriso, con gli occhi lucidi e una felicità interiore che mi farebbe saltellare se non fosse per il male ai piedi…!

20191230_162315Respiro, l’aria è fredda, la annuso, mi copro bene, non vedo anima viva ormai da ore, il vento è fastidioso ma dà quell’aria “irreale” alla situazione, sono stanco ma ormai non manca molto alla fine della tappa, guardo il tramonto, mi guardo attorno, guardo ancora il tramonto, sollevo lo sguardo un po’ più in alto e… e penso “sei uno stronzo, ma ci hai dato anche delle cose magnifiche“.

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Video (da apprezzare anche l’audio) :
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Foto ingrandibili:
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Fine di un motociclista

Poche righe. Tanto è inutile.

Un piacevole giretto in bicicletta col fresco dell’autunno. Son passato davanti al un negozio di abbigliamento per motociclisti, mi sono fermato a osservare la vetrina, poi sono passato oltre…

Nella vita non è come nei film: non parte la triste musichetta di sottofondo e non ci sono spettatori che si emozionano nel vedere la situazione.
Tutto resta banalmente come al solito: il vento, la strada, le auto, la gente…
E il pianto resta segreto.
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MiniFerie 2019

Vorrei mettere nero su bianco questa magnifica esperienza che ho fatto, ma so di non poterci riuscire.
So di non essere abbastanza bravo a scrivere, ma so soprattutto che certe cose non si possono spiegare. Nemmeno lo scrittore più bravo riuscirebbe a trasmettere sensazioni che sono generate non solo dall’evento in sé ma anche da un passato lungo una vita e dallo stato d’animo personale di chi lo sta vivendo. Almeno non se ha a disposizione un solo articolo di blog.

Non so nemmeno come cominciare. Troppe emozioni mi girano nella memoria e nemmeno 1 parola mi vien da poter battere sulla tastiera.
Quindi schematizzo. Metodo un po’ freddo, ma a cui io sono abituato anche per deformazione professionale.

Ho fatto un totale di 5-6 giorni disperso sulle montagne orobiche e tra i suoi numerosissimi laghi e laghetti, con tenda, sacco a pelo, materassino, poncho impermeabile, acqua, indumenti, numerosi altri oggetti più “leggeri” (se considerati singolarmente), per la maggior parte dei giorni a quote comprese tra i 1900 e i 2300 metri, quindi con temperature tra i 5 e i 15 gradi (figaaaataa!), alternando ciclicamente:

  • camminate impegnative (almeno per me e con quel peso sulle spalle)
  • sorprese, novità, nuove esperienze, nuovi paesaggi, nuove difficoltà, nuovi laghi, nuove persone, nuovo modo di fare escursioni e di vivere le giornate, ecc
  • gradevoli mangiate nei rifugi con “sconosciute compagnìe” (per dirla alla Vasco/Battisti)
  • fredde serate a far foto al buio e/o chiacchierando con compagnìe diventate ,ora di sera, un po’ meno sconosciute
  •  diverse notti in tenda in compagnìa di me stesso, sorvegliato dalle stelle e ,chissà, forse da dio
  • 1 notte in un bivacco a 1:30 ore dalla prima anima viva, con un MAGNIFICO temporale notturno (lampi, tuoni e una emozoinante pioggia battente sul tetto, mentre ero nel mio bel sacco a pelo)

Ho vissuto anche un nuovo modo di passare il giorno del mio compleanno e il ferragosto: un modo un pochino solitario ma ,dopo 44 volte tradizionali, direi che ci sta di sperimentare anche questa variante!
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Ho conosciuto persone di cui ,di alcune, non conosco nemmeno il nome. Con alcune ho chiacchierato del più e del meno, con altre mi sono lasciato andare a parlare anche di cose personali al termine di una lunga serata con fiumi di vino e grappa e genepy e sambuca (notare le “e”).
Tutte erano diverse da quelle che ho sempre frequentato negli ultimi decenni e la cosa mi ha… colpito, stranito… né in modo piacevole né in modo spiacevole, ma di certo non mi è passata inosservata: i discorsi, gli indumenti, il modo di vivere più sano, il divertirsi in modo meno chiassoso, ecc.

Insomma, attività fisica anche molto faticosa anziché centinaia di km di asfalto,
indumenti sportivi in tessuto sintetico anziché caschi e giubbini in cordura,
quechua e forclaz anziché dainese e giudici
discorsi di vita outdoor a piedi nella natura anziché di motori, viaggi in autostrada, mangiate, concerti rock.
Non so… non è questione di meglio o peggio del mio passato da motociclista… però… boh… non so. Di sicuro il passato mi manca e questo riesce a addolcirmi molto il cambiamento, la trasformazione, la trasizione tra le diverse fasi della vita.
Di certo si può chiamare resilienza. Ahhh la famosa resilienza…!
Però non so se potrà mai essere una passione così……..come dire…”totalizzante”.
Ma forse nella vita non c’è niente di davvero totalizzante: si passano gli anni come meglio si riesce, senza mai poter dire “ooooh, finalmente adesso ho trovato un punto fermo, adesso so cosa sono e come andrà la mia vita da adesso in poi“. Mai.
Mai.
E ancora mai.
Nemmeno quando si crede ,si è sicuri, di poterlo dire.

Lato positivo

© Copyright 2010 CorbisCorporationDa solo a mangiare alla buona in una sagra modesta, con una sensazione che è il miscuglio di 2 fattori emotivi principali: un peso sull’anima per aver litigato in famiglia e la sperimentazione di una dolcissima (e incredibile!) libertà.

Il lato positivo vince:

– I venditori di rose mi guardano per una frazione di secondo e poi mi ignorano completamente (anche solo per questo già invidio i single).

– Guardo con un occhio diverso le mamme coi figli: anche se la freschezza è sfumata e hanno marmocchi rompiballe… …sono mica male!

– Non ho distrazioni e ho il tempo per osservarmi meglio attorno, per osservare le persone negli altri tavoli e quelle a zonzo. E’ strano far caso a certi atteggiamenti umani: ho la sensazione di guardare un documentario sulle scimmie. E’ proprio vero che l’essere umano non è altro che uno dei tanti animali che popolano il pianeta.

– Sono in silenzio, ma almeno non sono costretto a frequentare chi non mi va a genio. E faccio ciò mi pare senza dover avere l’approvazione di altri. Per dirla alla Vasco Rossi, senza tanti “se”, senza tanti “ma” e “perchè”.
Posso decidere di stare seduto al tavolo e ordinare un altro mezzo di bianco bello fresco e frizzantino, oppure alzarmi a andare dove mi pare, quando mi pare, come mi pare, perchè mi pare.
Penso che ne ordinerò un quartino.

Bivaccata solitaria (parte 2 di 3)

Puntata precedente: https://sognatorefallito.wordpress.com/2017/08/30/bivaccata-solitaria-parte-1-di-3/

Ho inziato a scrivere sul diario del bivacco che, peccato, alla fine mi son dimenticato di fotografare: è venuto un bello scritto e credo che farà sorridere (e anche un po’ sognare) gli escursionisti futuri che lo leggeranno.
Nel frattempo le nuvole si erano aperte e i raggi del sole filtravano illuminando di un piacevole giallo tutti gli alberi attorno. Molto bello, soprattutto dopo tanta pioggia.
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20170811_211014.jpgL’ansia dannata non mi mollava e pensavo “…e ancora nemmeno c’è buio!!!!”.
Invece quando il buio è arrivato mi sono rilassato, forse perchè sapevo che col buio (e il brutto tempo) non sarebbe passato di lì nessuno. In un certo senso ,nel buio, mi sentivo protetto.
Avevo visto delle pecore sul sentiero e temevo l’arrivo di un qualche pastore solitario e scorbutico. E puzzolente. Un orco insomma.
Invece ormai era buio pesto. Era fatta. Potevo star tranquillo!

 

Sono quindi uscito a fare foto al paesaggio notturno con vista sul lago di Como, con le luci dei paesi che iniziavano a specchiarsi nelle sue acque.
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Queste sono state le ore più belle del weekend. Una sensazione magnifica, io, lo sgabello che faceva da cavalletto fotografico e anche da tavolino “reggi-vizi” (vino e sigari), il buio pesto che mi proteggeva e il silenzio. Che silenzio.
Durante i tempi delle lunghe esposizioni fotografiche sorseggiavo bonarda e tiravo dal sigaro, aspettando di sentire i lievi click dei meccanismi della fotocamera. Senza fretta, senza qualcuno che mi aspettava, con tempo infinito a disposizione.
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Il cavalletto “reggi-vizi” (la bottiglia di plastica è la borraccia più leggera che esista)

 

 

Arrivato il momento di andare a nanna, ho scoperto che i ragni (tutti?) sono animali notturni: mentre con la luce del sole sembrava tutto così pulito, con l’arrivo del buio erano apparsi 2 ragni GIGANTESCHI e altri 3 con zampe corte ma più ciccioni, che forse facevano anche più schifo dei primi 2.
Lo ammetto: sarò andato contro il bon ton della vita nella natura, ma ho fatto strage! Non avrei mai dormito con quei ragni così grossi a spasso.
Devo dire che è il ricordo più spiacevole di quel weekend.
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Con e senza flash

Ma non era finita lì: materassino bucato! 😥
Col culo a terra, il pavimento era troppo freddo e ,temendo un forte mal di schiena, ho preferito spostarmi sul tavolone, più caldo ma egualmente duro.
Notte di merda: una scomodità pazzesca e completamente insonne (ma quest’ultima cosa l’avevo già messa in conto, indipendentemente dal materassino).
Ogni volta che stavo per addormentarmi, un qualunque rumore mi faceva sobbalzare.
Verso l’alba un qualche animale ha iniziato a fare avanti e indietro sul tetto in lamiera.

 

Fine seconda parte e fine della prima giornata, nottataccia compresa.
La prossima puntata sarà un’alba fresca e una giornata piena di luce gioiosa!

Bivaccata solitaria (parte 1 di 3)

Divido in 3 pezzi sia per non annoiare il lettore, sia per dare a me il tempo di sistemare testi e foto.

Venerdi 11/08/17, altro sogno trasformato in ricordo: una bivaccata completamente in solitaria (senza la mia compàgna e senza nemmeno avventurosi casuali con cui condividere la serata).
Inizialmente mi ero fissato col bivacco Emanuela ma ,vedendo che in estate quella montagna è più affollata della piazza del Duomo di Milano, all’ultimo ho preferito il baitello del Casis, poco conosciuto e in una zona poco frequentata.
C’avevo già fatto un salto in giornata, mesi fa:
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2359Me la pregustavo da tanto tempo, era una sorta di masturbazione mentale: sognavo ad occhi aperti di contemplare la notte/stelle/panorama, avvolto in atmosfere magiche e assorto in profonde meditazioni, nella ricerca di una risposta ai miei pensieri e ai miei dubbi (tra l’altro mi vien da dire: “…ma quali?”).

Partenza venerdi pomeriggio, con permesso per uscire prima dal lavoro e auto già caricata di tutto l’occorrente preparato nei giorni precedenti.
In tutto il torrido luglio e inizio agosto, ha piovuto (e tanto) 1 solo giorno. Indovinate quale?!
Ma fa niente: le previsioni dicevano che nel tardo pomeriggio avrebbe smesso. Peccato solo che le rimanenti nuvole mi avrebbero impedito di guardare le stelle cadenti.

Invece niente: ho fatto l’ascensione sotto il diluvio universale e ,ogni volta che pensavo “adesso smette”, ecco che rombava un tuono (Davvero! Non sto scherzando).
Sotto il mio poncho, riparato dalla pioggia ma fradicio di sudore, scorreva tanta acqua da poter ricavare energia elettrica e io avanzavo col mio pesante zaino, col cappuccio del poncho che mi andava davanti agli occhi e e gli occhiali che si appannavano/bagnavano.
In più momenti m’è preso lo sconforto e ho anche pensato che forse era un segno che qualche dio mi stava mandando: “questa bivaccata non s’ha da fare”. Ma con l’aiuto del mio solito “trucchetto” di pensare alle persone più sfortunate (disabili vari, affetti da malattie invalidanti, ecc) sono riuscito a non gettare la spugna.
E intanto la pioggia non mollava, non mollava e non mollava, MAI. Nemmeno per un attimo, per fermarsi a sistemarsi, per prendere l’acqua dallo zaino: niente, anzi altri tuoni.

Arrivato al bivacco il rumore sul tetto in lamiera era forte e abbastanza piacevole, ma ha smesso di piovere nel giro di pochi minuti (se non bestemmio….!!).
Lì, dopo essermi cambiato e ambientato, mentre la sera si avvicinava, ho iniziato ad avvertire quella maledettissima ansia che mi prende sempre tutte quelle volte (rare ma intense) che faccio delle cose del genere da solo.
Chiamarla paura non è del tutto corretto, perchè era causata da un pericolo inesistente e nemmeno ben definito! Questa è una strana sensazione piuttosto brutta che mi fa incazzare tantissimo perchè va contro il mio volere, contro il mio cervello razionale.
Ma già me l’aspettavo perchè l’avevo già provata in altre occasioni simili. Quella che m’ha stupito invece è stata la sensazione di….noia.
Già: ero solo come un cane e non avevo niente da fare. Niente.
Fuori piovigginava ancora e io ero bloccato in “casa” come in un qualunque noioso weekend di pioggia.
Mi son sentito un vero coglione.

Fino a qui una merda di racconto. Ma abbiate fede: la prossima puntata sarà migliore!

Pizzi di Parlasco

2 Domeniche fa sono andato ,da solo, a fare un’escursione in montagna ed è una cosa che mi capita (da solo) veramente di mooolto di rado. E me la sono goduta alla grande.
Visto il freddo e la possibilità di pioggia, ho scelto un baitello come mèta per il picnic.

Ho messo quel pizzico di avventura e di conquista in più, che il sesso femminile tipicamente fatica a comprendere.
Idem per quanto riguarda le pause di meditazione e fotografia (col telefonino, sigh!) , la faticosa (e un po’ pericolosa) salita fino in cresta o a una piccola vetta  solo per dire “ci sono arrivato”,  i cambi di rotta uscendo dal sentiero semplicemente per “vedere cosa c’è là”, ecc.
La mia compagna invece resta più… “sui binari”.

Però quando scattavo una foto con le dita congelate, avevo lei a cui mandarla via whatsapp.
Quando sono tornato a casa stanco e puzzolente c’era anche lei in quelle 4 mura e con lei ho mangiato un caldo piatto di pasta.
Quando mi sono infilato sotto al piumone, c’era quel bel corpo caldo, vivo, una compagna, un contatto… e ho già progettato di tornare in quel posto con lei.
La libertà è magnifica quando la ottieni con gran fatica; la solitudine è bella solo quando sai che a casa hai qualcuno che ti aspetta.

Bevendo da solo sotto la luna

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Da una brocca di vino, in mezzo ai fiori,
solo, mi verso da bere, senza un amico accanto.
Levando la coppa, invito la pallida luna.
Ora siamo in due e, con la mia ombra, addirittura in tre.
La luna – è vero – non osa bere.
L’ombra, poi, si limita a seguirmi macchinalmente.
Ma, almeno per un poco ho trovato dei compagni: la luna, l’ombra,
disposti a fare allegria, per arrivare alla primavera.
Mi metto a cantare, e la luna tenta in modo maldestro qualche passo di danza.
Mi metto a ballare, e l’ombra si agita scompostamente.
Finché sono stato lucido, direi che ci siam fatti buona compagnia.
Ma poi ho preso una bella sbronza, e ciascuno se n´è andato per conto suo.
Ormai legati per sempre, senza passioni,
ci diamo appuntamento, lontano, sul fiume delle nuvole.

LI BAI

Picnic di pensieri

20151129_122126Dopo tanti anni di distanza dalla mia fase da scapolo, rieccomi a provare ancora quella sensazioni di solitudine in completa e armonica compagnìa di me stesso.
Ogni tanto sento la mancanza di questo parlare da solo come in una sorta di auto-intervista o di reality in cui l’unico protagonista è anche spetatore.
Per goderne però è importante sapere che tutto è a posto, che la consorte non è offesa per l’ “abbandono”, quindi ho telefonato: tutto bene, non è incazzata 😀 Bon! Digerirò meglio i miei 2 panini.
Peccato non poter condividere tutte le giornate e tutte le esperienze, ma cosa si può fare se si hanno interessi diversi? Si deve vivere al 50% tutti e due?
Sarebbe meglio se ci fosse anche lei, sulla stessa lunghezza d’onda, ma va bene anche così piuttosto che niente.

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Grignetta e Grignone sullo sfondo

Finisco i panini e concludo il mio pic-nic con una sorsata di vino novello; mi godo il panorama e questo sole novembrino accendendo la pipa coi fiammiferi che mi sono stati regalati da una coppia di amici di ritorno da un viaggio in Polonia.
Ho anche altri fiammiferi e un accendino, ma con questi mi sembra che la fumata sia più buona, più meditativa. Accendo e penso anche a loro e alla loro estate in moto sotto la pioggia interminabile del nord Europa.
Ehh….
….E’ così vario il mondo….