Regole, usanze e anticonformismo

Post ispirato dalla lettura di questo articolo, che consiglio di leggere:
http://philosobia.wordpress.com/2014/11/13/trasgressione-2-0/comment-page-1/#comment-2152

Penso che tutte queste regole siano dettate dalla passione umana per la creazione di decaloghi e formule universali che possano comporre un “manuale per la vita”.
Ma in fondo è un gioco, se non addirittura una trappola creata dall’invidia di chi ,non riuscendo/potendo godere, vorrebbe far smettere anche gli altri.
Prendere troppo sul serio le REGOLE NON SCRITTE DELLA SOCIETA’ significa procurarsi ansia e depressione. E non è un modo di dire: cercate con google le parole “ansia” “depressione” “deludere” “aspettative”.

Io semplicemente… me ne fotto (ma sempre senza intaccare la libertà degli altri!).
Ma attenzione: per farlo bisogna essere preparati a incassare le critiche di parenti e conoscenti. Non è facile FARLO: bisogna ESSERLO.
Io così ci sono nato, non l’ho scelto io e ormai c’ho fatto il callo, ma soprattutto da bambino questi stronzi riescono a farti sentire sbagliato, disobbediente, diverso, coglione, maleducato, ecc.
Sai i parenti come ci sguazzano?
Poi in seguito leggi che le persone ,per evadere e scaricare la tensione, si immergono nella natura, vanno a meditare, cercano la solitudine, fanno il downshifting, vanno dallo psicologo che consiglia di non curarsi troppo del giudizio degli altri, prima di morire dichiarano di avere come maggiore rimpianto l’aver vissuto la vita secondo le aspettative degli altri anzichè secondo le proprie inclinazioni (fonte: http://www.lastampa.it/2012/02/11/blogs/oxford-street/i-cinque-rimpianti-piu-grandi-di-chi-sta-per-morire-pLpUJzONdtN6VhYXVy8dZM/pagina.html ).
Ma come???? Ma quando lo facevo io mi davate del coglione!!!!!
Andavo nei boschi da solo e mi davate il soprannome “eremita”, esprimevo pensieri che combaciano con ciò che oggi viene chiamato “downshifting” prima ancora che questo concetto si diffondesse e voi mi chiamavate “scansafatiche, voia de laurà saltem adoss”, ecc.
Ora chi mi criticava soffre di ansie, altri hanno dei figli “talmente bravi” che non riescono ad avere un lavoro per più di qualche mese e mai un soldo in tasca, altri sono stressati, altri appaiono normali solo perchè i loro famigliari non osano sputare il rospo in faccia (ma le confidenze che mi fanno…!), ecc

E’ un mondo di apparenze che diventa ridicolo quando ,scavando, si scoprono enormi mancanze PROPRIO LA’ dove dolevano farci credere che fosse tutto perfetto.
Diciamo che più che il callo, ora è l’esperienza ad aiutarmi.

L’eremita

Sono i desideri contrapposti: essere soli e avere la compagnia dell’altro, com’è possibile realizzarli entrambi?
[…]
Eppure l’uomo è un animale sociale che non può fare a meno del colloquio con l’altro essere umano […] Quando è solo, finisce per desiderare un rapporto umano, ma quando è in relazione, ne prova dopo poco fastidio, e non vede l’ora di tornare a essere solo.
E’ come una pallina da ping pong che rimbalza tra due racchette. Ogni volta che raggiunge il polo opposto, si sente per un attimo felice. Poi l’insoddisfazione torna.
E’ il paradosso di gluck, la felicità chiusa nell’istante.

Pensierini della buonanotte

sylvain-tesson-siberie-758197-jpg_512391“Impiego due ore e mezza per uscire dalla foresta. Risalgo il corso della seconda vallata a sud della capanna per cercare un bivacco. Nonostante le racchette, affondo fino a mezza coscia. Ogni passo è una lotta. Alle 7 di sera, bagnato fradicio, raggiungo il limite superiore della foresta. Scelgo una piazzola a 1.200 metri di quota, al di sopra di una pietraia lungo la quale, cento metri più in basso, si snoda la pista di un ghiottone. L’animale non va in letargo. Fa un gran freddo. Alcuni pini nani che il vento ha ripulito dalla neve si aggrappano ai massi color ruggine. La Buriazia è una sottile linea rossa a oriente. Taglio qualche bracciata di rami di pino per farmi un giaciglio e accendo un fuoco nell’ombra. Allestisco la tenda e vi sistemo il giaciglio e il sacco a pelo. Faccio scaldare la pasta e mi stendo sul mio letto…

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Il destino decide per te

Non mi piace, ma di fatto è così.
Il pensiero umano su questa terra altalena continuamente tra:
volere è potere: se non mi piace la mia vita significa che mi devo dare da fare per cambiarla
e
ciò che decide il destino è fondamentale, poi noi abbiamo potere decisionale limitato all’interno del piccolissimo spazio che ci viene concesso

Sarebbe bello se davvero fosse tutto nelle nostre mani, ma trovo che un po’ di imprevedibilità nella vita (come la morte, con la possibilità che sopraggiunga in qualunque momento) sia fondamentale per… per… per anche tranquillizzarci: se da una parte è inquietante, dall’altra ci ricorda che in questo “circo” della vita è ridicolo incazzarsi o preoccuparsi eccessivamente.
Tutta questa gente che diventa matta dal mattino alla sera per costruirsi qualcosa, fino ad arrivare ad avere attacchi di panico per lo stress, fino a trascurare le cose davvero importanti della vita… se ci fermiamo a riflettere su quanto siamo foglie al vento… vien da ridere.
Inoltre, se la vita non implicasse pericoli… viverla non avrebbe alcun aspetto eroico.

Riciclo una vignetta da un altro blog:
dangerous-life
Attenzione: la vita implica rischio. Soluzione: vivere il meno possibile”