Mi piace la semplicità

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La magia di parlare per ore di qualsiasi argomento perché non si esauriscono mai le parole, non importa se ci si vede tutti i giorni o una volta al mese.
Mi piacciono le piccole cose, come chiamarsi per colmare le distanze, come mandare un messaggio senza scopo solo per fare sapere a quella persona che hai pensato a lei e che non è sola. Il ricevere un messaggio sapendo che quella persona ti vuole bene e a te ci tiene.
Quella complicità che fa diventare gli amici una vera e propria famiglia.
Quando davvero basta uno sguardo da lontano per capire cosa sta pensando l’altro e per sentirsi a casa. Quando un abbraccio vale più di mille parole
Commenti chiusi, quindi commento sul mio blog:

Beate te, che queste cose le hai.
Forse è necessario anche coltivarle…….. e io ,in effetti, non lo faccio.
Però penso che buona parte della tua fortuna stia nella giovinezza. Più avanti ci si perde nelle strade della vita.

Quanto darei per tornare a quei lontani periodi…!
Ancora oggi spesso mi torna in mente una vecchia situazione tra amici: ci chiedevamo “come sarà il capodanno del 2000?” e uno rispose “sarà bruttissimo, perchè avremo 25 anni e noi ci saremo persi di vista”.
Ancora oggi…. ancora oggi.

1 Maggio

Di nuovo l’emozionante odore di resina e legna che arde.
Pallosità della vita, delusioni, ansie, incertezze, sfortune, ecc, per un paio di giorni bruciano in quel fuoco che ipnotizza noi esattamente come i nostri antenati privi di tv.
La compagnìa di un gruppo di amici impedisce ,purtroppo o per fortuna, che la cosa prenda una piega troppo malinconica.

La moto in inverno

Viaggio in moto al fresco, passeggera che rogna, nebbia, campagna, vin brulè, fuochi, odore di fieno e di fumo di legna, amici più o meno conosciuti, discorsi di moto, fagioli a volontà e carne alla griglia, momenti di chiasso alimentato dal vino e momenti di pausa seduto su un ciocco di legno vicino al fuoco a guardare la luce della luna velata dalla nebbia,
buonanotte buonanotte, aggiunta di legna nella stufa, sacco a pelo in ambiente molto spartano,
buongiorno, “Freddo?” “No!”, caffè, pranzo con gli avanzi e bevendo solo acqua o
cocacola, via le ultime scaglie di ghiaccio dalla moto, ciao ciao ciao, quando la prossima? , speriamo che la batteria…., wow è partita!, viaggio di ritorno, alberi bianchi per la brina, sguardo attento sull’asfalto, nessun’altra moto in autostrada, bambini che salutano da un’auto, doccia bollente, occhi stanchi ma sorridenti, piedi sul divano al calduccio.

Peccato che come fotografo faccia così schifo:

Hey, sono ancora vivo!

Tranquilli. E’ che purtroppo uso il diario solo come sfogo per le cose negative e quando invece la vita mi gira bene non mi viene da scrivere niente.
Va bene, scriviamo anche le cose belle: dunque, questo weekend sono andato al compleanno di un amico del giro di motociclisti, sugli appennini in zona Firenzuola, sul confine tra Emilia e Toscana.
Abbiamo piantato la tenda in un’area comunale per picnic e campeggio libero (incredibile: il campeggio libero non è ovunque vietato!) e mangiato in un ristorante lì sperduto sulle montagne, a suon di ragù di cinghiale, fiorentina, chianti e vin santo.

Eravamo proprio in tanti, abbiamo bevuto come spugne (pure le donne) e fatto un gran casino. Mi sa che anche il ristoratore ha brindato un po’ troppo con noi, perchè al momento della torta…tra noi che urlavamo e battevamo sui tavoli, ha iniziato a lanciare a terra dei piatti…così per far casino anche lui. Schegge di porcellana che volavano in giro (e qualcuna l’ho sentita arrivarmi sulla faccia) e il cameriere basito che fa: “beh…se lo fa lui va bene: è il titolare“.
Forse abbiamo bevuto davvero troppo: queste son le cose che fanno arretrare con l’allenamento fisico per il trekking. 😦
Ma chiudiamo un occhio: ci guadagna lo spirito!

CHE SUPER SUPER IDEONA: cioccolata!?

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Post ispirato dal mio commentare in un altro blog:

“Puoi sempre rifarti il prossimo weekend con una bella escursione sulla neve, che nel frattempo è arrivata (anche se pochetta)”

Dalle mie parti c’è qualche spruzzata solamente oltre i 2000mt, comunque non è un problema: mi piace anche il bosco invernale, freddo e spoglio.
Il problema è che le scappate in giornata iniziano ad annoiarmi. E leggo invece di tante persone che fanno traversate di più giorni appoggiandosi a più rifugi, dal cammino di Santiago al sentiero 101 delle orobie, o anche una semplice 2 giorni con fornelletto al seguito… e insomma, mi sento sfigato, mi sembra di giocare sempre liscio in attesa del “messìa”. Boh.
Mi sembra di condurre una vita troppo “standard” per uno che invece non ha figli: per le coppie che non hanno figli è davvero uno spreco passare un weekend a bere cioccolata in un bar o a mangiare da parenti, quasi un insulto a chi invece vorrebbe ma non può.
E pensare che il tempo (nei weekends) non ci manca affatto e ,nonostante la passione per il trekking sia una passione relativamente economica, non ci mancherebbero nemmeno i soldi. E ancor meno la salute.
Ci manca l’entusiasmo, quell’entusiasmo che la compagnìa di persone simili a te riesce a darti. Invece mi redo conto che la mia…come dire…”sfera di compagnìe e abitudini” è composta solo da gente piuttosto piatta: cioccolatina, pizzetta, birretta… e una candelina in più sulla tortina.

Se penso che in certe imprese si buttano con entusiasmo anche persone con problemi di salute o che comunque non hanno i presupposti più adeguati….
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Ricordare le persone

FB_IMG_1441608379909Ieri sera ho trovato una vignetta davvero carina e l’ho messa come sfondo del mio
smartphone.
Con l’occasione ho scelto anche una foto tra le mie da impostare come schermata “di blocco” (così si definisce nel mondo android) e… sfogliando, sfogliando, mi sono imbattuto nelle foto della mia notte al bivacco sul monte DueMani. Questo

Spesso le ho riguardate e sempre ho provato un pelo di nostalgia e un desiderio di poter reincontrare i ragazzi che ho conosciuto lì, ma mai come ieri sera ho sentito il desiderio addirittura salire dalle viscere e ,se non fossi troppo materiale e cinico, mi verrebbe da dire “dall’anima”.

Probabilmente questa volta ha fatto da catalizzatore il libro “Indian Creek. Un inverno da solo sulle montagne rocciose” che avevo appena smesso di leggere, sta di fatto che ho provato un’altra volta quella sensazione strana… quel desiderio di riuscire a comunicare tramite il pensiero con alcune persone con cui stranamente sento una certa empatia, pur trattandosi praticamente di sconosciuti o quasi. Di certo non parenti o amici di lunga data.
Una voglia tale da considerare INCONCEPIBILE che l’essere umano non abbia il potere di sentirsi telepaticamente in caso di volontà.
M’è capitato anche anni fa ripensando a un vecchio amico deceduto: possibile che non esista più, che non esista più niente e che lui non possa sentire che lo sto chiamando? Eppure quei momenti erano così veri, pieni, profondi e intensi. Quelle risate fanno parte delle poche cose che danno un senso alla vita. E ora? Tutto come se non fosse mai successo?
Cazzo ma è successo! Dov’è finito tutto?!

DSC_3869Dove siete ragazzi del bivacco? Cosa farete il prossimo weekend? Ma voi vi ricordate? Ci pensate a quella bivaccata o per voi quelle cose sono scontate…come per me è scontato mangiare tutti i giorni e quindi non mi ricordo cosa ho mangiato l’altro ieri?
Ricordo ancora cosa hai detto prima di andare via:”ciao ragazzi, è stato un piacere“.
Io lì per lì non faccio smancerìe e convenevoli, ma divento sentimentale dopo, a distanza di giorni o mesi. E ora ,con sotto gli occhi le foto e [come sempre] nessuno con cui ripetere l’esperienza, lancio mentalmente questo messaggio nell’etere:”un onore ,ragazzi, per me è stato un onore“.

Ieri sera ,in quel momento, mia moglie era in bagno ad asciugarsi i capelli.
Inutile parlarne con lei: mi avrebbe risposto che sono troppo fissato con la montagna e queste cose da eremita sperduto, e che leggo sempre libri di persone isolate come dei selvaggi. Lei quel weekend non c’era. Lei non sa.
Sul mio viso è apparso quel sorriso malinconico di chi ha percepito il sussurro della vita, ma non ha nessuno con cui parlarne.

Nessuno

Negli ultimi tempi mi sembra di essere diventato troppo selettivo nei confronti degli amici. Tutti simpatici, ma nessuno mi va veramente a genio: chi troppo così, chi troppo cosà, chi ha quel difetto, chi ne ha un altro… e alla lunga (neanche tanto lunga) mi stancano.
Accidenti: non mi va bene nessuno!

Ma ciò che più mi fa impressione di me stesso è che…mi vergogno pure a dirlo…sarà che in questi giorni ho le palle un po’ girate, ma provo un senso di fastidio. I difetti delle mie frequentazioni sono come dei film già visti: me li aspetto, so già come andrà a finire, sono
drammaticamente prevedibili.
Mai come in questo periodo amo conoscere gente nuova e al contrario detesto le “rimpatriate”.

Ieri ci siamo rivisti tutti per il compleanno di un amico, dopo mesi e mesi (anche anni, per qualcuno) di contatti ridotti a qualche “mi piace” su facebook.
Beh… sarà che io preferisco la qualità alla quantità, sarà che non mi piace la confusione, ma sta di fatto che non ho chiacchierato granchè. Ero un po’ sulle mie. Mah…
A dire il vero mi sembrava anche un po’ una recita: non ci si vede mai, non ci si caga mai, solo oggi ci si interessa tanto, ma finita la serata a nessuno interesserà potersi rivedere entro breve.
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Sono una persona superficiale?

Post ispirato da un botta e risposta con una blogger. Nello specifico la frase ispiratrice è stata:
“ci sono persone talmente superficiali da non percepire neanche lontanamente le sofferenze, le necessità, i sentimenti che si celano dietro il viso di una persona, dietro la “maschera da tutti i giorni” che spesso vestiamo. Son quelle persone cui non interessa andare oltre la superficie delle cose, quelle persone che ti chiedono “come stai?” senza avere interesse per la risposta.”
Prima di dire “tutti GLI ALTRI son superficiali, io no”, provo a riflettere su come il mio comportamento può essere visto dagli altri, su come gli altri potrebbero etichettare me.

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Io vorrei tanto interagire con le persone in modo meno superficiale, ma purtroppo non dipende solo da me. Si sa che a 40 anni non è che uno va al bar a parlare delle sue menate; e gli amici sono conoscenti con cui si esce a mangiare o si beve una birra.

La cosa curiosa è che sicuramente ,nel gran numero, qualcuno sarà davvero superficiale ma qualcun’altro che la pensa come me c’è di sicuro. Magari io e te (che stai leggendo e sei d’accordo) non lo sappiamo ma ci vediamo spesso, magari tu sei proprio quel mio amico con cui mi vedo spesso e che ho sempre reputato superficiale… e invece dietro a un monitor non lo sei.
Ma come ho già detto nel mio post riguardante l’individualismo, io ho la tendenza a “evitare” anzichè lottare contro i mulini a vento: è vero che dal vivo non vado a parlare di sentimenti e difficilmente faccio discorsi impegnati, ma nemmeno chiedo “come stai?” 😀
Davvero, non ci crederai ma sono davvero stronzo così. 😀 Cioè appaio stronzo, ma la realtà è che evito di fare domande di circostanza a cui si risponderebbe con risposte di circostanza. Quelle poche volte che lo chiedo voglio davvero sapere come stai.

Pensa che crescendo mi sono parecchio smussato, ma da bambino (i bambini sono super-sinceri) ero la disperazione dei miei genitori: per esempio non mi piaceva salutare, perchè la pronuncia di quella parola di 4 lettere “ciao” mi sembrava uno stupido rituale. Quando vedevo una persona attaccavo a parlarci e basta, come se ci fossimo già visti 2 minuti prima.
Poi sai che i bambini non temono il distacco e si dimenticano presto di qualunque cosa, quindi non salutavo nemmeno quando ci si lasciava.

Ancora adesso faccio una gran fatica a sbaciucchiare tutti ogni volta che ci si vede, con gente fa certe contorsioni tra tavoli e sedie per arrivare a baciare tutti, ma tutti tutti, e se siamo in 20 ci si passa a uno a uno e mi viene da ridere perchè mi ricordo la scena di “spie come noi” quando si salutavano fra medici (“dottore, dottore, dottore…”). Io mi uniformo e via, ma certe volte penso “ma cazzo, siediti e bevi!” 😀

Scena del film (guardate anche quando si risalutano per uscire) :

Amicizie e rancori

Ispirato da:
http://memolando.wordpress.com/2014/04/17/rami-sanguinanti/
gli ho lasciato un commento che riporto anche qui come articolo per il mio blog:

Non so se invidiare o no questo modo intenso di vivere le amicizie.
Io sono convinto che finita l’adolescenza non si abbiamo più amici, bensì solo conoscenti.
So benissimo che ,usando le parole di Vasco Rossi, ci si può vedere per “bere una birra al roxy bar” ma poi “ognuno in fondo è perso dentro i fatti suoi”.
Nei rapporti con le persone (simpatiche, antipatiche, simpatiche che diventano antipatiche o viceversa) mi adeguo come il sughero si adegua all’alzarsi e abbassarsi delle onde, senza radicali cambiamenti, senza litigi, senza rotture di rapporti in quanto mai son stati saldati.

Non aspettandomi molto è così per me impossibile rimanerci male. Ma di contro vivo le amicizie in modo mediocre, non ho rapporti intensi; libertà significa anche solitudine.

Qual è la via giusta? Restare corazzati e conseguentemente soffrire poco ma anche godere poco, oppure godere tanto ma INEVITABILMENTE rimanerci male molto molto spesso? NB: con “molto spesso” intendo la frequenza, non la possibilità! In quanto è per me CERTO che qualunque cosa abbia un termine o comunque sia destinata a un lento sfumare, appassire, degenerare, stancare (parlo x le cose belle, mentre quelle brutte possono durare anche tutta la vita).
Essere o non essere?
A risolverci il dubbio amletico già sul nascere è la nostra personalità, che volenti o nolenti ci porta essere ciò che siamo e cambiare è praticamente impossibile.

Ps: io ho un modo per definire tecnicamente se ho amici o conoscenti: gli amici sono quelli che si frequentano anche nei periodi che rompono la routine, per esempio le ferie estive, natalizie (le feste di fine anno) o i ponti in cui è possibile fare una vacanza via dalla solita città, ecc
Spesso (a 40 anni direi “sempre”) invece ci si vede con gli amici solo nella routine, mentre quando si avvicinano le feste ci si organizza per… “vederci tutti e farci gli auguri, che poi iniziano le feste e non ci si vede più“. :/

Si riparte!

Quasi non ho fatto in tempo a finir di scrivere che mi sembra di esser diventato più solitario, che eccomi cambiare! Credo sia l’arrivo della bella stagione: la primavera e l’estate favoriscono l’estroversione, fanno venire desiderio di compagnìa.
Ed eccomi a provare quello strana sensazione di non aver riempito abbastanza il weekend se non l’ho condiviso con un’allegra comitiva. Sensazione che grazie all’inverno non provavo da un pò.
I parchi delle città si riempiono di gente chiassosa, i bar all’aperto sbocciano come primule in tutta la loro vitalità. Ma gli stessi bar, gli stessi chioschi che in inverno erano pregni di atmosfera intima, ora sono semplicemente caotici: il barista che era un facile campagno propenso a far un paio di chiacchiere nelle buie e silenziose giornate con pochi clienti, ora sfreccia affaccendato fra gli affollati tavoli scintillanti di luce solare.
Mi viene da dire che ,a dispetto della temperatura atmosferica, l’estate sia più “fredda” dell’inverno!

Ma anche l’estate serve! Per godere di ogni aspetto delle stagioni occorre la loro ciclicità! E così ho ri-attivato l’assicurazione della moto, per andarci a fare l’aperitivo, per andare ai motoraduni, con la tenda, con persone nuove da conoscere, con la lista dei buoni propositi e dei sogni da realizzare in questa primavera/estate, in questa “nuova manche”.
Aprite i cassetti coi sogni che avete stipato durante l’inverno! Sono in arrivo nuove occasioni, altre chance in questa vita che corre sempre più veloce, primavera dopo primavera, compleanno dopo compleanno.
Venghino siore e siori, venghino: il gioco ricomincia!