Ieri sera ho trovato una vignetta davvero carina e l’ho messa come sfondo del mio
smartphone.
Con l’occasione ho scelto anche una foto tra le mie da impostare come schermata “di blocco” (così si definisce nel mondo android) e… sfogliando, sfogliando, mi sono imbattuto nelle foto della mia notte al bivacco sul monte DueMani. Questo
Spesso le ho riguardate e sempre ho provato un pelo di nostalgia e un desiderio di poter reincontrare i ragazzi che ho conosciuto lì, ma mai come ieri sera ho sentito il desiderio addirittura salire dalle viscere e ,se non fossi troppo materiale e cinico, mi verrebbe da dire “dall’anima”.
Probabilmente questa volta ha fatto da catalizzatore il libro “Indian Creek. Un inverno da solo sulle montagne rocciose” che avevo appena smesso di leggere, sta di fatto che ho provato un’altra volta quella sensazione strana… quel desiderio di riuscire a comunicare tramite il pensiero con alcune persone con cui stranamente sento una certa empatia, pur trattandosi praticamente di sconosciuti o quasi. Di certo non parenti o amici di lunga data.
Una voglia tale da considerare INCONCEPIBILE che l’essere umano non abbia il potere di sentirsi telepaticamente in caso di volontà.
M’è capitato anche anni fa ripensando a un vecchio amico deceduto: possibile che non esista più, che non esista più niente e che lui non possa sentire che lo sto chiamando? Eppure quei momenti erano così veri, pieni, profondi e intensi. Quelle risate fanno parte delle poche cose che danno un senso alla vita. E ora? Tutto come se non fosse mai successo?
Cazzo ma è successo! Dov’è finito tutto?!
Dove siete ragazzi del bivacco? Cosa farete il prossimo weekend? Ma voi vi ricordate? Ci pensate a quella bivaccata o per voi quelle cose sono scontate…come per me è scontato mangiare tutti i giorni e quindi non mi ricordo cosa ho mangiato l’altro ieri?
Ricordo ancora cosa hai detto prima di andare via:”ciao ragazzi, è stato un piacere“.
Io lì per lì non faccio smancerìe e convenevoli, ma divento sentimentale dopo, a distanza di giorni o mesi. E ora ,con sotto gli occhi le foto e [come sempre] nessuno con cui ripetere l’esperienza, lancio mentalmente questo messaggio nell’etere:”un onore ,ragazzi, per me è stato un onore“.
Ieri sera ,in quel momento, mia moglie era in bagno ad asciugarsi i capelli.
Inutile parlarne con lei: mi avrebbe risposto che sono troppo fissato con la montagna e queste cose da eremita sperduto, e che leggo sempre libri di persone isolate come dei selvaggi. Lei quel weekend non c’era. Lei non sa.
Sul mio viso è apparso quel sorriso malinconico di chi ha percepito il sussurro della vita, ma non ha nessuno con cui parlarne.