Non sono un gran viaggiatore nel senso usuale del termine: detesto il viaggio fatto di trolley, aeroporti, programmazioni, biglietti, orari e vita preconfezionata in un qualche paese lontano.
I miei viaggi sono dei weekends ,qualche volta di 3 gg, in moto e tenda. Quelli più lunghi sono durante le vacanze estive, ma sempre con la stessa formula.
Nel lontano (sigh) 1999 avevo 24 anni, ero single e contemporaneamente abbastanza adulto da essere svincolato dai genitori, quindi libero come il vento, io e nessun’altro a cui rendere conto, io e me stesso con cui fare le scelte circa le mie avventure.
Amici tanti, ma sapevano che dovevano rispettare la mia libertà. Con loro avevo sempre messo le cose bene in chiaro.
(Purtroppo ai tempi non mi interessava fare foto, quindi quelle che metterò qui sono raccattate da internet, giusto per rendere meno noioso l’articolo).
Con amici motociclisti avevamo scelto come destinazione per le ferie la Sicilia ma io ,per mia scelta e senza un preciso motivo, partì in una data diversa da quella scelta da loro.
Ricordo che la prima mattina di ferie avevo già la moto carica ma decisi di non partire perchè… quel giorno non mi andava… avevo ancora addosso l’ansia da lavoro…. e i miei genitori: “Ma non parti? Ma quando parti?“…. Io: “non lo so…boh…quando mi và“.
Questa illogica attesa durò 2 giorni, poi una mattina mi dissi: “oggi ho voglia di andare“, aprii la finestra…e c’era brutto tempo. Pazienza, “vado!“. Mio padre: “ti te se minga a post“.
La mia moto di allora: una cromatissima Virago 750 (foto presa da internet, ma è identica)
In tangenziale di Milano già il primo acquazzone-diluvio, poi in poco tempo arrivai alla mia prima tappa: l’Argentario. Lì cercai un campeggio e alla sera approcciai i miei vicini di tenda con una tecnica insegnatami da un mio amico molto estroverso (mentre io a quei tempi ero più timido) : dopo tutto il giorno durante il quale furono incuriositi dalla moto e dalla mia solitudine, con un po’ di birre mi avvicinai e dissi “ragazzi, disturbo se mi siedo con voi a bere una birra in compagnìa? Ne volete una? Ne ho qualcuna…“. Mi sembrò che non aspettassero altro: si mossero con una rapidità incredibile per recuperare uno sgabellino per me.
Tutta la sera fui incredibilmente al centro dell’attenzione e furono loro a farmi continuamente parlare di moto, viaggi, ecc. Fu ,per me, quasi imbarazzante.
Il giorno dopo andai in spiaggia con loro e alla sera facemmo una bella spaghettata davanti alle tende, con pentolame e fornelli da campeggio.
Alla mattina dopo, di buon ora, ripartii con destinazione Palinuro come seconda tappa.
Senza orologio e senza sveglia, solo un telefonino che a quei tempi non includeva l’orologio, mi addormentai con in testa l’idea di dovermi svegliare presto e presto mi svegliai.
Più andavo a sud, più non riuscivo a stare da solo nemmeno un momento, forse anche grazie alla curiosità che destava la mia moto targata Milano unita alla mancanza di compagni di viaggio. L’unico tempo passato in solitudine fu quello in sella alla moto, altrimenti qualcuno attaccava sempre bottone con me: il benzinaio, il tizio fermo a mangiare un panino, il venditore di santini durante l’attesa del traghetto per lo stretto di Messina, ecc.
Al campeggio di Palinuro notai i gruppetti di ragazzi attorno a me che mi scrutavano curiosi mentre montavo la tenda da solo, con la mia moto tutta cromata con la targa milanese ben in vista. In serata furono praticamente loro ad approcciare me.
Palinuro: l’Arco Naturale vicino alla spiaggia del campeggio
L’arrivo nell’ultimo campeggio, in Sicilia, fu la continuazione di una magnifica vacanza estiva con un sacco di amici, molti dei quali conosciuti lì. C’era anche un gruppo di 4 ragazze siciliane con una grande tenda a casetta e fornite di ogni attrezzo da cucina, oltre che di una damigiana di vino casereccio.
Con una di quelle ragazze ebbi un feeling particolare e una notte dormimmo all’aperto (nelle tende c’erano i nostri amici), con una stuoia sotto e un soffitto di stelle sopra. Ci piacque talmente tanto che ormai son 17 anni che dormiamo insieme tutte le notti. 😀
Questa è l’unica foto reale di quella estate: serata con impepata di cozze. Il pelato è uno dello staff del campeggio, che abbiamo invitato… e non se l’è fatto ripetere, non tanto per le cozze quanto per i vari alcolici.
Anche il viaggio di ritorno fu un’avventura ,anche più particolare del viaggio di andata, ma ero coi miei amici e quindi senza il fascino della situazione solitaria.
Dormimmo in un motel veramente terribile e poi anche in una polverosissima e incasinatissima soffitta di proprietà di una ristoratrice da cui andammo per mangiare un boccone. Un anziano passante che sentì casualmente le nostre chiacchiere ci offrì il box di casa sua per parcheggiare al sicuro le moto cariche.
Questo paesello dagli abitanti così ospitali si chiama Bertonoro (Forlì) e l’ospitalità credo sia dovuta in buona parte anche a un’antica tradizione.
Per approfondire: http://www.emiliaromagnaturismo.it/it/eventi/forli-cesena/turismo-forlivese/copy_of_festa-dellospitalita
E’ un paesello magnifico, sito su una collina e quindi con terrazze panoramiche, ma con un grosso difetto: è al centro della produzione (e consumo) dell’Albana, un vino bianco…eccessivamente buono, ahinoi!
Ma siccome il vino è nemico dell’uomo e chi fugge davanti al nemico è un vigliacco, ci ritornammo spesso per fare una gita motociclistica in giornata. 😀