Finalmente piove

Quest’anno la pioggia mi manca.

In questo momento sto scrivendo col cellulare mentre mi trovo sul balcone ad ascoltare la pioggia.

Questo balcone è la mia “stanza” di meditazione e ,ormai, anche di evasione.

Chissà come si finirà. Andiamo a nanna, va’, che è meglio.

Ho ingrandito il font

Ho scelto di usare dei caratteri più grandi… perché purtroppo l’età avanza per tutti.

Conosco un tizio che lavora in un night club e da quando aveva 20 anni fa uno spettacolo in cui spacca noccioline usando il pisello.
Son passati 50 anni, adesso ha pochi capelli e la pelle raggrinzita, ma lavora ancora lì facendo lo stesso spettacolo, ma ora spacca noci di cocco anziché noccioline.
Gli ho chiesto il perché di questo cambiamento e lui mi ha risposto: “…eeehh… la vista non è più la stessa di anni fa”.

Dispiegarsi

Tutti dovremmo ogni tanto metterci su una sedia-sdraio a guarda le nuvole, gli uccellini che ogni tanto passano e anche gli aerei che ogni tanto passano.
Poi magari abbassare lo sguardo e vedere tra i fili d’erba una colonna di formiche o un ragno che passa e va.
Poi di nuovo l’aereo…

Ci si rende conto di non essere poi molto di più delle formiche o dei passerotti. Ci sentiamo tanto migliori ma non siamo altro che l’N-esima specie di vita che passa sul pianeta e cazzaggia un po’ prima di crepare.

sguardiepercorsi

Guardo le nuvole che oggi si mostrano maestose: sono bellissime, e per quante possa averne viste, sono bellissime ogni volta, e ogni volta rinnovano un incanto.
Oggi mi fanno pensare al dispiegarsi maestoso della vita, rigoglioso, generoso, traboccante.
E senza un senso se non il dispiegarsi stesso, l’esserci, il mostrare la propria forma e la propria essenza.
Guardo le nuvole e guardo la vita che scorre sotto i miei occhi: persone che camminano, guidano, vanno in bicicletta, passeggiano al parco; vite che fluiscono, si incrociano senza sfiorarsi, proseguono oltre. Storie che viaggiano silenziose, racchiuse nei volti e negli sguardi di ognuno di noi. Dialoghi muti si intrecciano nelle vie delle città.
Guardo quel brulicare di umanità e vedo la vita della savana, della foresta pluviale, dei boschi, dei ghiacci polari… vedo pianure e montagne, la vita che popola i cieli e le acque profonde dei mari e degli oceani.
Ci…

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Cinque piccoli motivi per amare l’inverno

La frase più bella: “Siete davvero sicuri che 4 mesi di caldo talmente intenso da far morire piante, erba, animali e persino persone sia una cosa normale?
😀 😀

AGODIPINO

Gioia incontenibile: finalmente è arrivato l’inverno!

È il giorno che aspetto più di tutti, inizio il conto alla rovescia già da domani per il prossimo solstizio d’inverno.

La gente tendenzialmente mi prende per matta. Proprio non riesce a capacitarsi di come si possa amare una stagione come l’inverno, fredda, dove tutto è morto, dove bisogna vestirsi da omino Michelin prima di uscire di casa.

Bene, accetto la sfida! Adesso vi racconto perché amo l’inverno.

  1. L’inverno avvicina. Sì, certo, bello tutto: la magia del Natale, sentirsi più buoni, più vicini agli altri. Ma questo si può fare tutto l’anno! Con vicini intendo fisicamente vicini: quale metodo migliore per scaldarsi se non stare belli appiccicati, a braccetto con un’amica o abbracciati al proprio compagno? Gli abbracci sono ufficialmente nella classifica delle sciarpe più calde della storia dei tempi. Provate ad abbracciarmi d’estate, sudata io e sudati voi: voliamo via…

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Domenica scorsa

Risveglio con pioggia a catinelle. Mia moglie s’è girata dall’altra parte, io non ne potevo più di stare nel letto e sono andato in montagna da solo.
Ho preso un mucchio di acqua e ho scoperto che quando si fa attività fisica i materiali impermeabili servono a ben poco, visto che alla fine ero comunque bagnato fradicio al punto da pensare che non si trattasse solo di sudore. Eppure il poncho tiene perfettamente.

E’ stato comunque meglio che stare a casa a far niente. Tra l’altro c’era un bel freschino e me lo sono gustato tutto.
E poi camminare sotto la pioggia ha sempre un fascino particolare

Di nuovo in bici

come-andare-a-lavoro-in-bici
Eccomi alla prima volta al lavoro in bici, dopo il trasferimento dell’azienda nel nuovo capannone, un po’ più lontano.
L’inizio è stato una tragedia: nei primi 200 mt hanno tentanto di tirarmi sotto 2 volte e nei 12 km totali m’è caduta la catena 3 volte. Devo avere un problema alla ruota libera; oggi in pausa la guardo.
Mah… mi piaceva di più la strada per andare al vecchio posto di lavoro. Comunque l’importante è farlo, avere (e formare) il fisico, la salute, il tempo, il lavoro non eccessivamente distante e con la libertà dell’orario flessibile e di potermi dare una lavata quando arrivo.
Quindi ,quando nell’ora di punta mi trovo a fare sport all’aperto, mi sento in ogni caso un privilegiato.